Ogni bambino cresce con ritmi di sviluppo individuali e quindi l’imparare (per esempio a camminare, a correre, a parlare, a disegnare, a giocare, a leggere e scrivere, a stabilire rapporti sociali) avviene con tempi e modi che dipendono sia dalle sue caratteristiche costituzionali sia dagli stimoli ambientali che riceve. Se però il percorso di crescita di un bambino si discosta in modo significativo da quello dei coetanei, si deve accendere un campanello di allarme e può rendersi necessario approfondire i motivi dei ritardi o delle atipie che si manifestano in determinate acquisizioni.
Che si intende per significativo? Ovviamente non esistono misure esatte, soprattutto quando si tratta di valutare non la presenza di alcune abilità, come il camminare o il dire le prime parole, ma competenze che si organizzano progressivamente, come il disegnare soggetti riconoscibili, il giocare con regole adeguate, il saper raccontare e farsi capire: competenze che sono ben più difficili da misurare.
Nei primi due anni di vita, rallentamenti di pochi mesi nella crescita possono già definirsi come scarti o divari degni di osservazione, successivamente i tempi di un ritardo possono allungarsi soprattutto se non sono coinvolte le funzioni più importanti dello sviluppo. Nei bambini possono anche presentarsi comportamenti che appaiono atipici, quali un eccesso di isolamento, instabilità, oppositorietà o aggressività, e sentimenti intensi di paura, tristezza, rabbia vissuti dagli adulti come sproporzionati e incongrui rispetto al contesto. I criteri che si possono utilizzare per differenziare le situazioni dovute a specifiche crisi evolutive o a disagi temporanei da un vero e proprio disturbo dello sviluppo possono essere riassunte in: l’ampiezza e la gravità del divario tra ciò che il bambino sa fare e le attese in rapporto all’età e al confronto con i coetanei; la durata e la frequenza dei comportamenti immaturi, inadeguati o bizzarri, sia a livello cognitivo che emotivo.
La percezione che genitori e insegnanti hanno dell’infanzia non è qualcosa di statico e acquisito in modo definitivo, ogni generazione di bambini trasforma e ridefinisce ogni volta la propria immagine sociale. Attualmente il bambino viene spesso rappresentato attraverso modalità falsificate e modelli artificiali che non aiutano l’adulto a capire il comportamento del bambino reale che hanno di fronte. I rischi più frequenti riguardano la possibilità che il piccolo venga sollecitato ad adeguarsi in modo eccessivo e troppo in fretta ai bisogni e alle richieste del mondo dei grandi, con comportamenti di adultizzazione forzata o, all’opposto, che venga mantenuto in una dimensione di dipendenza, passività o solitudine, con conseguenti gravi limiti a una crescita armonica.
Per maggiori informazioni contatta il Centro Ricerca e Sviluppo FormArte di Belluno. Sapremo ascoltare le tue necessità e consigliarti la strada migliore da seguire.
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